Scanner intraorale o scanner da banco: qual'è la scelta più adatta?

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Lo scanner intraorale rappresenta la nuova frontiera in ambito odontoiatrico e va a sostituire di fatto la classica impronta effettuata con tradizionali materiali per impronte e successivamente trasformata in modello in gesso.

Se in passato era consuetudine quando si aveva l’esigenza di creare il modello realistico del cavo orale utilizzare gesso e calco portaimpronta, oggi sempre più professionisti scelgono di utilizzare lo scanner intraorale. Quale soluzione scegliere tra scanner intraorale o scanner da banco?

Nel primo caso infatti il portaimpronta metallico deve essere riempito di pasta e inserito per alcuni minuti nel cavo orale in attesa che la miscela creata si sia asciugata e addensata al punto giusto. Trascorso il tempo necessario il supporto viene estratto dalla bocca andando a creare il modello in gesso dell’arcata del paziente.

Lo scanner intraorale invece mediante un fascio di luce e telecamere posizionate sulla testa dello strumento, cattura tutte le informazioni inerenti al cavo orale, dalla dimensione delle arcate al posizionamento degli elementi dentari. Da qui poi, grazie ad appositi software, verrà creato un modello 3D della bocca estremamente preciso che sostanzialmente sostituisce la vecchia impronta in gesso.

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Meglio l’impronta tradizionale o il modello 3D realizzato con lo scanner intraorale?

Se si ragiona esclusivamente dal punto di vista dell’investimento economico, l’impronta tradizionale è decisamente meno cara rispetto all’investimento necessario per l’acquisto di uno scanner intraorale, nonché le tempistiche da dedicare a un periodo di training per imparare a utilizzarlo correttamente e sfruttarne tutte le funzioni disponibili.

Probabilmente però i punti di forza dell’impronta tradizionale terminano qui. Se si valutano le tempistiche l’impiego di quest’ultima sarà nettamente maggiore, non soltanto quello di realizzazione del calco, ma anche l’attesa del paziente per ottenere lo stesso, il rischio di errori dovuti a restringimento, espansione e bolle d’aria, ma anche quelle per l’invio dell’impronta realizzata al laboratorio dove verrà prodotta la riabilitazione protesica. Inoltre il calco è particolarmente delicato, quindi facilmente soggetto a rotture e danneggiamenti che lo renderebbero inutile e richiederebbero la realizzazione di uno nuovo.

Con lo scanner intraorale invece si potrà ottenere in pochi minuti un modello 3D del cavo orale e, ove presenti imprecisioni, queste si potranno modificare semplicemente andando a effettuare una seconda rilevazione. Nel giro di pochi minuti si potrà visionare quanto ricreato sul monitor e inviare il file al laboratorio che potrà procedere alla realizzazione dell’impianto. Si stima infatti che impiegando questa strumentazione si possa risparmiare addirittura una settimana di tempo per la realizzazione della protesi definitiva.

Anche sotto il profilo della precisione questa strumentazione risulta davvero impeccabile, il margine di errore è davvero minimo, fattore che consentirà di realizzare manufatti protesici di alta qualità e dal fit ottimale (ovviamente la precisione sarà subordinata alla curva di apprendimento dell’operatore).

Pensiamo infine al paziente e ai disagi sofferti durante l’esecuzione dell’impronta tradizionale. L’inserimento del cucchiaio portaimpronta provoca spessissimo il riflesso faringeo con nausea e conati di vomito, accentuati dal senso di soffocamento e ansia connessi all’inserimento in bocca dello stesso. Inoltre anche le tempistiche non sono certo brevi in attesa che la pasta si indurisca. Al contrario lo scanner intraorale non porta alcun danno al paziente in quanto non invasivo e, ove necessario, potrà essere messa in pausa e ripresa in un secondo momento l’operazione stessa senza dover ripartire da zero.

Servono altre ragioni per andare a preferire lo scanner intraorale alla tradizionale impronta?

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